Monitoraggio del termovalorizzatore Rendina Ambiente (ex Fenice)

Introduzione

L’impianto di termodistruzione dei rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali FENICE di Melfi, entrato in servizio nel 2000, si inserisce nell’area industriale di San Nicola di Melfi in provincia di Potenza, interamente compresa nel territorio comunale di Melfi (da cui dista circa 9 km), situato all’estremo Nord della Regione Basilicata.
L’impianto si trova in una zona che ricade nel medio bacino del fiume Ofanto alla sua destra orografica e ad una distanza dall’alveo di circa 3 km. L’impianto risulta individuato dalle seguenti coordinate geografiche (con riferimento a Greenwich – WGS 84): Latitudine: 41°03’56,1 Nord, Longitudine: 15°42’53,9 Est.
Essa risulta confinante a nord con lo Stabilimento SATA, a ovest con la centrale a ciclo combinato SERENE, a servizio dello stabilimento SATA, a sud con la strada Vicinale Montelungo ed a est con l’insediamento ISVOR a servizio dello stabilimento SATA.
L’attività dell’impianto rientra nella categoria della gestione rifiuti come termovalorizzazione dei rifiuti urbani e industriali pericolosi e non pericolosi con recupero energetico. All’impianto vengono conferite le seguenti tipologie di rifiuto: rifiuto urbano + speciali assimilabili agli urbani (solidi) non recuperabili e rifiuti speciali di origine industriale (pericolosi e non).

Caratteristiche tecniche

L’impianto in studio, della Società Fenice, sito nella zona industriale di San Nicola di Melfi, è costituito da due linee con recupero di energia; una linea con forno a griglia per i residui solidi (RSAU e RSUP) di potenzialità nominale di 100 t/d e una seconda linea con forno a tamburo rotante per residui liquidi, melme e fanghi, (RS, RP, ecc.) di potenzialità nominale di 150 t/d.
Complessivamente ogni linea dell’impianto è costituita dalle seguenti sezioni:

  • Area di stoccaggio e movimentazione dei rifiuti mediante benna.
  • Area di prettrattamento (trituratore).
  • Sezione di combustione (forno) costituita, a seconda delle due linee, da un combustore a griglia o da combustore a tamburo rotante con annessa camera di post-combustione. Le scorie nella fossa di spegnimento, vengono raffreddate in un bagno d’acqua e trasportate meccanicamente in un cassone esterno.
  • Sezione di recupero termico; costituita da una caldaia a tubi d’acqua a circolazione naturale, costituita da una sezione ad irraggiamento immediatamente a valle della post-combustione e da una sezione a convezione.
  • Sezione trattamento fumi comprendente: raffreddamento dei fumi; filtro a maniche per la separazione delle polveri; trattamento ad umido, mediante scrubber Venturi ad acqua seguito da una seconda fase ad umido con NaOH (idrossido di sodio) in torre a riempimento; reattore catalitico dell’NOx e rimozione di PCDD/F (diossine e furani) con dosaggio di acqua ammoniacale;
  • Sezione di inertizzazione delle polveri abbattute con processo a freddo con additivi tradizionali (calce, cemento e silicato di sodio) consente la immobilizzazione chimico-fisica dei metalli pesanti per l’avvio in discarica residuale.

Sintesi del Monitoraggio

La Giunta Regionale di Basilicata con la delibera n° 2584 del 3 Novembre 1999 ha approvato il “Piano di monitoraggio ambientale del melfese“ che è stato redatto secondo le prescrizioni del DEC VIA 1790/93 emanato dal Ministero dell’Ambiente dove veniva espresso parere positivo alla domanda di pronuncia di compatibilità ambientale concernente il progetto di “Piattaforma di termodistruzione di rifiuti industriali con recupero di energia” da realizzarsi nell’area industriale di San Nicola di Melfi, presentato dalla società Fenice nel 1992.
Per adempiere puntualmente alle prescrizioni del piano di monitoraggio ambientale del melfese, la Giunta Regionale di Basilicata, con propria deliberazione n° 304/2002, ha provveduto a trasferire all’ARPAB la proprietà della rete di monitoraggio della qualità dell’aria del melfese e la competenza delle relative indagini sulle matrici ambientali. In data 14 marzo 2003, con sottoscrizione di specifico protocollo d’intesa tra il Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata e l’ARPAB si è data operatività alle attività previste dal piano di monitoraggio del melfese.
Dall’attuazione del piano di monitoraggio del Melfese si può evidenziare che sono stati registrati superamenti nelle acque sotterranee per mezzo della rete di piezometri esistenti nell’area dell’impianto FENICE.
I superamenti dei valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) stabiliti dalla tabella 2 dell’allegato 5 alla parte IV del D.Lgs. 152/06 hanno riguardato diversi parametri.
Il perdurare della situazione di contaminazione delle acque sotterranee nell’area dell’impianto, ha indotto l’ARPAB, in data 3 marzo 2009, ad effettuare comunicazione ai sensi dall’art. 244 del D.Lgs. 152/06. Dopo la comunicazione della contaminazione sono seguite diverse conferenze di servizio.
Il superamento dei valori soglia di contaminazione delle acque sotterranee ha mostrato l’inadeguatezza del piano di monitoraggio del melfese. Per questo motivo la Giunta Regionale di Basilicata, con propria deliberazione n° 2263 del 29/12/2010 (revocata dalla deliberazione n° 1856 del 28/12/2012), ha ammesso a finanziamento un ulteriore studio delle emissioni dell’impianto FENICE, affidandone all’ARPAB il compito.
Nell’ambito delle nuove attività di studio vengono aggiunti ulteriori parametri di monitoraggio. L’obiettivo primario è la bonifica delle acque sotterranee e contemporaneamente l’implementazione di un sistema di monitoraggio che attraverso una continua fase di calibrazione possa in futuro impedire il ripetersi di contaminazioni come quella avvenuta delle acque sotterranee.