Recentemente l’opinione pubblica ha iniziato ad interessarsi con crescente preoccupazione degli eventuali effetti nocivi derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici (CEM) di origine artificiale: si è così diffuso quella sorta di allarme sociale individuato con il termine di elettrosmog.
Il proliferare delle stazioni radio base per la telefonia cellulare ha spinto da un lato gli enti di tutela della salute pubblica ad intensificare l’azione di prevenzione e controllo sul territorio e dall’altro gli enti proprietari di impianti che generano CEM ad individuare sistemi di controllo delle emissioni tali da verificare costantemente il rispetto dei limiti consentiti. L’azione di prevenzione e controllo sul territorio della nostra regione, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale (DM 381/98 –“Norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana”; Legge n. 36 del 22/02/2001 – “Legge quadro sulle protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”; DPCM 08/07/2003 – “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione….”) e dalle leggi regionali (L.R. 30 del 2000), è demandata all’A.R.P.A.B. che deve effettuare controlli e misure sui suddetti impianti (stazioni radiobase per la telefonia mobile e stazioni radiotelevisive) per verificare il rispetto dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici della popolazione.
Nozioni generali
Esistono tipicamente tre tipologie di misurazioni: a banda stretta, a banda larga con strumento portatile, in continuo. Le misure a banda stretta vengono eseguite facendo uso di un analizzatore di spettro portatile cioè un dispositivo in grado di misurare le singole componenti frequenziali del CEM e quindi in grado di discriminare (per quanto riguarda le problematiche in esame) tutte le componenti.

Effetti sanitari
Il rapido diffondersi dell’uso di telefoni mobili e delle necessarie stazioni di trasmissione ad essi correlati, ha ovviamente suscitato timori per eventuali effetti nocivi sulla salute. Per tal motivo la comunità scientifica ha dedicato un’attenzione sempre crescente allo studio degli effetti ambientali e sanitari legati all’utilizzazione di apparecchiature che emettono campi elettromagnetici.
Gli effetti che un’esposizione ai campi elettromagnetici esterni provoca nel corpo umano e nelle sue cellule dipendono dalla frequenza dei campi e dalla loro intensità. I campi magnetici a bassa frequenza (elettrodotti, elettrodomestici, computer) inducono la circolazione di correnti all’interno del corpo umano. L’intensità delle correnti indotte dipende dall’intensità del campo induttore e dall’ampiezza del circuito entro cui fluisce la corrente. Se sufficientemente alte, queste correnti possono causare la stimolazione di nervi e muscoli. Alle alte frequenze (radiofrequenze) i campi penetrano soltanto per una breve profondità dentro il corpo. L’energia di questi campi è trasformata in movimento molecolare; l’attrito tra le molecole in rapido movimento porta ad un aumento della temperatura corporea.
RICERCA SCIENTIFICA E SUE CONCLUSIONI
La ricerca scientifica sugli effetti sanitari dei campi elettromagnetici si basa su studi epidemiologici, su animali ed in vitro. Sono stati esaminati molti effetti sanitari, da difetti nella riproduzione a malattie cardiovascolari e neurovegetative, ma le evidenze più consistenti, a tutt’oggi, riguardano la leucemia infantile. Sulla base di quanto detto, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha riconosciuto che ci potrebbe essere un nesso tra il vivere in prossimità di elettrodotti e l’insorgere di forme di leucemia infantile. Utilizzando la classificazione standard della IARC, i campi magnetici prodotti a bassa frequenza sono stati classificati come “FORSE CANGEROGENI PER L’UOMO”. Per rendere il concetto, si sottolinea il fatto che il caffè è stato anch’esso classificato come “forse cancerogeno per l’uomo”. Per quanto riguarda i campi ad alta frequenza, i dati disponibili fino ad oggi suggeriscono che l’esposizione ai campi di bassa intensità (telefonini e stazioni radio base) non provochi effetti dannosi per la salute. La ricerca attuale è volta a capire se esposizioni prolungate a bassi livelli di campi a radiofrequenza, troppo bassi per provocare aumenti apprezzabili di temperatura corporea, possano causare effetti sanitari. Di recente, diversi studi epidemiologici su utenti di telefoni mobili non hanno trovato evidenze convincenti di aumenti del rischio di tumori cerebrali. Tuttavia, la tecnologia è troppo recente per escludere la possibilità di effetti a lungo termine. E’ dunque prassi comune applicare il principio di precauzione, che impone che i valori di campo elettromagnetico siano tenuti ai livelli più bassi possibili, compatibilmente con l’efficienza del servizio, al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione. Tale principio è stato ovviamente fatto proprio dal legislatore che ha fissato dei valori limite per l’ampiezza del CEM in funzione della frequenza e delle caratteristiche del sito ( vedi per es. DPCM 08/07/2003).
Architettura

Le centraline, posizionate sul territorio in vicinanza di siti “probabilmente inquinati”, perché prossimi ad impianti radiotrasmittenti, misurano con le modalità suddette i valori di CEM : i dati vengono trasmessi, via GSM, ad un centro di controllo locale, ubicato presso la sede centrale dell’ ARPAB di via della Fisica, che provvede alla validazione dei dati ed alla loro archiviazione. Tali dati vengono, subito dopo la fase di validazione, spediti al centro nazionale di controllo che provvede a memorizzarli in un database e a renderli pubblici sul sito internet del monitoraggio all’ indirizzo www.monitoraggio.fub.it